sabato 9 marzo 2013

Un pericolo per motociclisti, pedoni e auto.



Camminare per le strade di un piccolo paese di periferia dovrebbe sgomberare il pensiero dagli affanni della vita cittadina fatta troppo spesso di traffico, stress e rumore, per immergerlo nella bellezza della natura e nei ritmi più umani della vita di paese. Forse, è esattamente questo ciò che pensano coloro che si trovano di passaggio nella frazione di Caira: aria salubre, tanto verde, niente palazzi, piccole botteghe, bambini che giocano tranquillamente per strada, stagioni dai profumi e dai colori, quelli che in città sono sempre troppo sfumati. Vivere Caira- scrive Sergio Saragosa in una intensa e bellissima prefazione ad un suo libro- significa riconoscere, dal passo, chi lo compie, significa dare nome e corpo ad un’ombra fugacemente intravista o all’eco di una voce, di un riso, di un pianto. Dunque, c’è tanto di cui essere fieri della vita di un piccolo paese di periferia. Tanto, ma non tutto. Vivere a Caira, nel pieno del secondo decennio del duemila, significa anche non avere servizi essenziali, come una farmacia aperta tutti i giorni. Significa per un anziano che ha continuamente bisogno di farmaci essere alle dipendenze di altri. Vivere a Caira, nell’era in cui la comunicazione, l’informazione e parte della formazione viaggiano velocemente in rete, significa non avere l’adsl e sentirsi sempre troppo lenti e troppo indietro rispetto alla velocità della comunicazione, dello studio e del lavoro on line. Vivere a Caira significa al mattino essere distanti dalle scuole superiori ed al pomeriggio  non avere centri di aggregazione organizzati per accogliere bambini, giovani ed anziani. Vivere a Caira significa percorrere strade che, in molti tratti, sono rattoppate come abiti vecchi e logori con dossi artificiali e segnaletica sbagliata e che riducono ad un lontanissimo ricordo quelle asfaltate e lustrate quasi sempre in prossimità delle campagne elettorali. Strade che diventano metafora evidente di una allarmante mancanza di servizi e di interesse per una realtà di paese ricca di opportunità non sfruttate e rispetto a cui cade spesso il velo della dimenticanza. Per questo motivo, un gruppo di giovani volenterosi ha deciso autonomamente di dare voce al disagio di chi vive una realtà di paese in cui le distanze rispetto ad una buona qualità della vita segnano solchi profondi, come quelli delle strade, che è assolutamente necessario risanare.
                                                                                                                                 ANTONELLA V.