Camminare per le strade di un piccolo paese di periferia
dovrebbe sgomberare il pensiero dagli affanni della vita cittadina fatta troppo
spesso di traffico, stress e rumore, per immergerlo nella bellezza della natura
e nei ritmi più umani della vita di paese. Forse, è esattamente questo ciò che
pensano coloro che si trovano di passaggio nella frazione di Caira: aria
salubre, tanto verde, niente palazzi, piccole botteghe, bambini che giocano
tranquillamente per strada, stagioni dai profumi e dai colori, quelli che in
città sono sempre troppo sfumati. Vivere
Caira- scrive Sergio Saragosa in una intensa e bellissima prefazione ad un
suo libro- significa riconoscere, dal
passo, chi lo compie, significa dare nome e corpo ad un’ombra fugacemente
intravista o all’eco di una voce, di un riso, di un pianto. Dunque, c’è
tanto di cui essere fieri della vita di un piccolo paese di periferia. Tanto,
ma non tutto. Vivere a Caira, nel pieno del secondo decennio del duemila,
significa anche non avere servizi essenziali, come una farmacia aperta tutti i
giorni. Significa per un anziano che ha continuamente bisogno di farmaci essere
alle dipendenze di altri. Vivere a Caira, nell’era in cui la comunicazione,
l’informazione e parte della formazione viaggiano velocemente in rete, significa
non avere l’adsl e sentirsi sempre troppo lenti e troppo indietro rispetto alla
velocità della comunicazione, dello studio e del lavoro on line. Vivere a Caira
significa al mattino essere distanti dalle scuole superiori ed al
pomeriggio non avere centri di
aggregazione organizzati per accogliere bambini, giovani ed anziani. Vivere a Caira significa percorrere strade che, in molti tratti,
sono rattoppate come abiti vecchi e logori con dossi artificiali e segnaletica
sbagliata e che riducono ad un lontanissimo ricordo quelle asfaltate e lustrate
quasi sempre in prossimità delle campagne elettorali. Strade che diventano
metafora evidente di una allarmante mancanza di servizi e di interesse per una
realtà di paese ricca di opportunità non sfruttate e rispetto a cui cade spesso
il velo della dimenticanza. Per questo motivo, un gruppo di giovani volenterosi
ha deciso autonomamente di dare voce al disagio di chi vive una realtà di paese
in cui le distanze rispetto ad una buona qualità della vita segnano solchi
profondi, come quelli delle strade, che è assolutamente necessario risanare.
ANTONELLA V.
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